Le sette tesi dei Colloqui di Dobbiaco 2012

Scritto da: il 30/10/2012 | Nessun commento
  1. Il suolo – un miracolo ecologico. I suoli esistono in una infinita varietà e la manutenzione per l’accrescimento della loro fertilità deve essere la prima priorità nel nostro rapporto con il suolo. Solo in una terra sana e viva le piante, gli animali e gli uomini possono avere delle radici.Sotto i nostri piedi esiste più vita che non intorno a noi, tre o quattro volte tanto. Sono forme di vita piuttosto lontane da noi: vermi e acari, batteri e funghi che formano dei miracolosi ecosistemi, si mettono in rete, vivono in parte in simbiosi. La minaccia alla vita del suolo minaccia la vita umana su questa terra.
  2. Il suolo – un bene culturale. In Europa il suolo da millenni è suolo lavorato dall’uomo. Oggi non ha più senso parlare di uno stato naturale del suolo. Non esiste nessun albero tra la Sicilia e le foreste scandinave che non sia stato piantato o – dove è cresciuto spontaneamente – lasciato dall’uomo. La cura del suolo quindi non può alimentarsi della speranza di poter conservare o ritornare a qualche “wilderness”. La preservazione della fertilità del suolo, la manutenzione e ulteriore sviluppo delle forme che abbiamo dato al suolo nei secoli della sua coltivazione richiede l’intervento umano. La questione é: secondo quali criteri? Ad esempio:  <Riattivare il principio di Co-evoluzione tra il luogo, la sua coltivazione e la formazione e gli uomini che lo abitano> <Riconoscere e valorizzare la particolarità e unicità di ogni territorio nella sua co-evoluzione tra le condizioni naturali e la sua trasformazione storica – il che è immediatamente evidente in un posto come Dobbiaco.
  3. Il suolo – un bene comune. Il suolo come proprietà privata ha assunto una falsa normalità. La proprietà del suolo nasce solo nel transito verso l’agricoltura nel neolitico, ma fino ai tempi moderni l’uso agricolo del suolo era inserito in una gestione collettiva con precisi diritti e doveri. Oggi il suolo è diventato una forma di investimento tra le altre e una merce pregiata. Devono essere rafforzati i diritti globali al suolo come bene comune. Il suolo deve nutrire coloro che ci vivono e lavorano. Le regole di una politica globale del suolo che parte dal bene comune non devono avere il carattere di raccomandazioni ma devono essere vincolanti.
  4. I nemici del suolo vivente. Il discorso sul suolo non può esaurirsi nelle lamentele. Abbiamo bisogno di chiarezza: che cosa spinge il consumo del suolo e come si possono disattivare le varie spinte dello sviluppo? Il suolo vivo come luogo di produzione alimentare, obiettivo supremo di ogni politica del suolo, ha molti nemici: l’economia finanziaria, le multinazionali del cibo, l’espansione illimitata delle urbanizzazioni, la situazione finanziaria disperata degli enti locali che fanno cassa con gli oneri di urbanizzazione, i grandi consumatori di superfici nel commercio e nell’industria, il sogno della casa nel verde, lo spreco di cibo lungo tutta la catena (produzione, trasporto, distribuzione, consumo), l’iperalimentazione, l’industria energetica.
  5. Una moltitudine di strategie per salvare il suolo. Le minacce al suolo nascono da molte fonti diverse e altrettanto variegate devono essere le forme di lotta per la conservazione e l’accrescimento del suolo e della sua vita. Leggi e regolamenti per dire Stop al consumo di suolo, porre confini all’espansione urbana nel nord del mondo e delle megacities nel sud del mondo. Acquisto di suolo agrario solo da parte di chi coltiva la terra. Agricoltura organica. Ripopolamento rurale. Concentrazione di volumi, riuso, ripristino, demolizione. Quartieri misti, multifunzionali. Parchi agricoli periurbani multifunzionali. Urban Gardening. Prodotti a km zero. Il suolo come bene comune.
  6. Una grande varietà di attori e nuove alleanze. Gli impulsi importanti per nuove forme di gestione del suolo nell’ambito di una conversione ecologica dell’economia e della società oggi provengono “dal basso”: coltivatori biologici e consumatori illuminati, Slow Food, progetti comunitari, Transition Towns, movimenti di Urban Gardening e Guerilla Gardening, reti di città come l’Alleanza per il Clima e l’Alleanza per il Suolo, iniziative come Terra Madre, iniziative civiche che si oppongono alla distruzione del paesaggio e gruppi di acquisto ed altre iniziative che organizzano catene corte e rafforzano l’agricoltura locale – una ricca varietà di forme di gestione del suolo anticipatorie, decentrate, orientate verso il bene comune. Come si affermerà questa moltitudine di movimenti contro un potente sistema economico e finanziario privo di scrupoli è più che altro una domanda la cui risposta dipende da come gli attori riescono a formare nuove alleanze e forme di cooperazione senza farsi mettere l’uno contro l’altro. L’uso del suolo come fonte di cibo e di piante energetiche, per citare solo un esempio, sono risolvibili in un discorso razionale.
  7. Formazione suolo. Dei quattro elementi, fuoco, acqua, aria, e terra esiste una diffusa consapevolezza del problema fuoco, cioè della questione energetica, dei conflitti per l’acqua potabile che manca a un numero crescente di uomini e del rischio alla specie umana che comporta la crescita della concentrazione di gas serra in atmosfera. La precarietà del nostro rapporto col suolo è l’elefante nella stanza che non percepisce nessuno. La formazione suolo non serve solo alla sensibilizzazione per la minaccia drammatica che abbiamo di fronte ma anche per creare una consapevolezza dell’inserimento dell’uomo nei cicli naturali. Il contatto vivo con la terra nella sua lavorazione, ma anche l’esperienza contemplativa del paesaggio ci sensibilizza, per le nostre radici, del ciclo organico di cui facciamo parte. In questo senso la formazione suolo può anche essere intesa come il sobrio tentativo di ritrovare il terreno sotto i nostri piedi senza derive mistiche o romantiche, ma riconoscendo quei limiti senza i quali non possiamo né assumerci le nostre responsabilità, né viverle in modo individuale.